Nel mio libro La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid[1] parlo diffusamente del cosiddetto publication planning e del ghost writing, che sono i due sistemi principali, strettamente intrecciati l’uno con l’altro, con cui l’industria farmaceutica controlla di fatto (e spesso in modo fraudolento) la scienza medica internazionale. In quel libro, parlo anche di molti scandali in cui l’uso illegittimo e perverso di questi strumenti è venuto alla luce tramite inchieste giudiziarie, nonché degli allarmi lanciati dalle riviste di medicina preoccupate dell’inaffidabilità che deriva alla scienza medica da queste pratiche delle case farmaceutiche.

Sergio Sismondo e Scott Howard Nicholson descrivono il publication planning in questo modo:

«Il publication planning è la sotto industria dell’industria farmaceutica che svolge il lavoro organizzativo e pratico di modellare i dati delle aziende farmaceutiche e trasformarli in articoli di riviste mediche. Lo scopo principale è creare e comunicare informazioni scientifiche a supporto della commercializzazione dei prodotti».[2]

Questa definizione non esplicita alcuni elementi importanti di questa tecnica o strategia commerciale, ad esempio:

1. che è fatta spesso pagando esperti illustri, per lo più accademici, per mettere la loro firma sugli articoli prodotti dai ghost writers delle case farmaceutiche in modo da non fare emergere il conflitto di interessi e ingannare il pubblico facendo credere che gli articoli sono il prodotto di studi scientifici indipendenti;

2. che gli articoli vengono ordinati su misura dalle case farmaceutiche alle sub-industries in modo che servano ai fini commerciali del lancio del prodotto, ad esempio esaltando usi off-label su cui non si potrebbe altrimenti fare pubblicità o nascondendo effetti negativi o esaltando effetti positivi o inventandosi letteralmente risultati scientifici inesistenti;

3. che il publication planning viene fatto spesso con largo anticipo e in modo subdolo rispetto a lanci commerciali futuri in modo da preparare il mercato ed eventualmente rovinare la potenziale concorrenza. Il publication planning potrebbe, ad esempio, cercare di convincere i medici che esiste un’esigenza farmacologica insoddisfatta o che gli attuali farmaci non sono sufficienti o che hanno effetti negativi su certe patologie.

Qui non intendo dilungarmi su queste strategie quasi sempre immorali, e spesso illegali, della case farmaceutiche né sui danni incalcolabili che esse comportano per la credibilità e affidabilità della scienza medica.[3] Intendo soltanto applicare in via presuntiva il meccanismo del publication planning a quanto è successo negli ultimi due anni con riguardo, da una parte, alle cure domiciliari e, dall’altra, alle ultime novità farmacologiche per il trattamento della COVID-19.

 

  1. La narrativa dei trattamenti precoci adesso fa comodo

È ormai di pubblico dominio che le case farmaceutiche hanno di recente messo in commercio, previa autorizzazione delle agenzie del farmaco competenti, alcune super pillole antivirali – il Molnupiravir-Lagevrio (Merck)[4], e il Paxlovid (Pfizer)[5] – per il trattamento precoce della COVID-19. Queste super pillole si aggiungono ad altri farmaci già precedentemente approvati in via emergenziale.[6]

Ai miei fini, bisogna prestare attenzione a due fatti: a) che si tratta di antivirali, e b) che richiedono l’utilizzo immediato sui pazienti al manifestarsi dei primi sintomi della malattia.

Ora, chiunque abbia seguito il dibattito sulle cure domiciliari della COVID-19 dall’inizio della pandemia riconoscerà subito che questi sono i due presupposti principali dell’azione di quei medici che in tutto il mondo hanno cercato di seguire con prontezza i propri pazienti prima dell’aggravarsi della malattia. L’idea, infatti, è sempre stata di evitare che i malati finissero in ospedale perché l’ospedalizzazione indica il momento in cui la malattia diventa infezione pericolosa degli organi interni.

Il virus SARS-Cov-2, in altre parole, non è pericoloso in sé ma per le infezioni che possono poi aggredire gli organi interni. Il paziente, in ospedale, non muore per il virus come tale ma perché il corpo ormai è, per così dire, deteriorato e incapace di riprendersi. La malattia, come tutte le infezioni virali simili, va dunque trattata subito, aiutando il corpo a reagire quando è ancora forte e le infezioni non si sono formate. E il trattamento implica soprattutto l’uso immediato di antivirali e antisettici (oltre ad altre cose di buona pratica medica come il riposo, il controllo che la temperatura non salga troppo, integratori vitaminici, ecc.).[7]

Di fatto, molti medici che si sono anche riuniti in associazioni e consultatisi costantemente al livello internazionale, hanno sviluppato protocolli di cura basati sulla pratica medica abituale per questo tipo di malattie e sull’efficacia di vari prodotti tradizionali di provata esperienza e i cui effetti positivi e negativi sono ben conosciuti. L’efficacia di questi prodotti è stata osservata sia nei fatti quotidiani dei rapporti con i pazienti sia in diversi studi clinici.[8]

 

  1. Screditamento dell’uso off-label e dei farmaci per le cure precoci

A questo proposito, va ricordato che il medico non è un mero applicatore di farmaci autorizzati dalle agenzie del farmaco. Il medico ha una competenza professionale che dipende soprattutto dal rapporto col paziente e dalla pratica medica. È per questo motivo, ad esempio, che è lecito per il medico utilizzare farmaci anche per usi non autorizzati dalle agenzie. Si chiama, in gergo, uso off-label e copre fino al 50% del mercato dei farmaci mondiale. In altre parole, quasi la metà delle volte i medici prescrivono farmaci per usi non inclusi negli studi scientifici che hanno portato all’approvazione dei farmaci stessi; e ciò è non solo legittimo ma conforme al senso primario e ultimo della scienza medica.[9]

Eppure, in questa emergenza pandemica i rapporti tra medici e farmaci si è capovolto, come se ci fosse un qualche interesse a che i medici non fossero liberi di reagire all’epidemia nel modo a loro più consono. Un primo attacco alla medicina è stato il divieto delle autopsie, che avrebbe potuto salvare migliaia di vite e che non ha avuto alcuna base scientifica o di buon senso. Quello delle autopsie rimane un mistero da risolvere. Il secondo attacco mortale alla medicina è stato il costante tentativo di bloccare la libertà dei medici cercando di assoggettarli a protocolli impersonali (come quello italiano “tachipirina e vigile attesa”) e di impedire loro di usare liberamente i farmaci di uso comune come se tutto a un tratto l’uso off-label fosse divenuto contrario alla medicina.

È un fatto di evidenza lapalissiana che i medici che sostenevano che si poteva e doveva intervenire prontamene al livello domiciliare per evitare l’insorgere e l’aggravarsi delle infezioni sono stati presi letteralmente per pazzi e insultati costantemente in pubblico e nei media mainstream e perfino minacciati di sospensioni, radiazioni e provvedimenti disciplinari. Non esistono cure per la COVID era la parola d’ordine. Demolire, ostracizzare, demonizzare e bloccare i medici che ritenevano di poter aiutare i pazienti era una delle tecniche demagogiche principali. L’altra era “scientifica” e consisteva in un martellamento mediatico, a ritmo giornaliero, sul fatto che ogni possibile rimedio proposto da questi medici “esoterici” o “stregoni” era contrario alla scienza, ridicolo o dannoso.[10]

Ricordo un giornalista fanatico italiano che addirittura, dopo aver invitato uno di questi medici a parlare nella sua trasmissione, gli tolse l’audio prima ancora che costui potesse esprimere il suo punto di vista. La molla che fece scattare questa reazione psicotica del giornalista fu che questo medico osò esordire dicendo che lui seguiva la scienza. Fu questa sola idea, cioè che quel medico “pazzo” e “ignorante” potesse dire di seguire la scienza, a fare scattare il furore cieco del giornalista che disse che c’era un limite a tutto e che non poteva consentire a una persona così (che pure aveva invitato lui e che non aveva ancora spiegato il suo punto di vista sulla scienza medica) di parlare nella sua trasmissione. Ecco, questo è un esempio del clima che si è respirato in questi due anni, in cui i cosiddetti vaccini dovevano apparire come l’unica soluzione possibile e in cui qualunque medico che osasse dire che la malattia andava contrastata subito a casa, ai primi sintomi e con terapie antivirali e antinfiammatorie di contrasto del virus andava letteralmente censurato, insultato ed emarginato dalla società civile.

 

  1. Screditamento dei farmaci economici in circolazione

Ricordo, tra tutti, il caso dell’idrossiclorochina che fu screditata globalmente soprattutto tramite un articolo apparso il 22 maggio 2020 sulla famosa rivista medica The Lancet.[11] L’impatto di quell’articolo fu dirompente. Gli studi clinici in corso vennero interrotti per paura che il farmaco incriminato danneggiasse la salute dei partecipanti. Iniziò una vera e propria persecuzione mediatica e professionale di tutti i medici che ritenevano fosse utile e giusto continuare ad utilizzare quel farmaco, ormai maledetto dalla comunicazione pubblica globale.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), basandosi anche su uno studio promosso dalla fondazione di Bill Gates con l’università che stava cercando di produrre il vaccino AstraZeneca (quindi in evidente conflitto di interessi), lo rimosse dalla lista dei farmaci consigliati.[12] L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che come tante altre agenzie analoghe, ha tra i suoi compiti istituzionali ufficiosi quello di proteggere il business delle case farmaceutiche, non si lasciò sfuggire l’occasione e arrivò addirittura a vietare l’uso off label dell’idrossiclorochina. Naturalmente, gli esperti da TV, spesso in evidente conflitto di interessi, si unirono al coro contro questo farmaco pericoloso.[13] Per fortuna, in questo caso, i giudici italiani riconobbero che si trattava di un’indebita violazione dell’autonomia dei medici e sospesero la nota scellerata di AIFA.[14]

Lo studio ad hoc prodotto dal connubio Gates/Oxford in conflitto di interessi – detto studio Recovery – aveva avuto una trovata geniale, aveva utilizzato il farmaco in fasi tardive della COVID, quando ormai l’effetto antivirale non poteva impedire il degenerarsi della malattia in infezione;[15] lo stesso trucco con cui si era strumentalizzato il cosiddetto studio Tsunami per screditare l’uso del plasma iperimmune (anch’esso utile come antivirale solo se usato prima dello sviluppo delle infezioni).[16] Ma l’idrossiclorochina aveva altri due difetti insanabili: costava poco e metteva in difficoltà il requisito della mancanza di alternative necessario all’approvazione emergenziale dei vaccini.

L’articolo di The Lancet, che aveva provocato una tale effetto drammatico sulla scienza e la pratica medica era basato su dati falsi e venne quasi subito ritrattato, il 4 giugno 2020 per la precisione.[17] Il risultato, però, grazie anche al Recovery, era già stato ottenuto. L’idrossiclorochina ormai era stata screditata grazie al contributo essenziale della fondazione Gates e dei creatori del vaccino AstraZeneca.

Un destino simile ebbe l’ivermectina nonostante gli studi positivi di efficacia contro la COVID 19 abbiano sempre superato abbondantemente quelli negativi.[18]

 

  1. Zitti zitti ci lavoravano da tempo

Adesso però cambia tutto. Gli antivirali da prendere subito, in fase domiciliare e pre-ospedalizzazione sono in commercio ad opera delle stesse case farmaceutiche che avevano prodotto i cosiddetti vaccini anti Covid. Il problema qui non è solo evidenziare che, secondo la logica del publication planning, ora può cambiare la narrativa pubblica sulle cure domiciliari perché finalmente rientrano nel business a prezzo pieno delle case farmaceutiche. Il problema è anche che se adesso ci sono queste pillole miracolose già approvate significa che su di esse e sulla logica delle cure domiciliari precoci si stava lavorando fin dall’inizio. Significa che quegli stessi princìpi che guidavano l’operato dei medici di base eroici disposti ad andare contro corrente rischiando l’ostracismo pubblico e la propria licenza o posto di lavoro erano validi e in fase di studio da parte delle case farmaceutiche.

Gli antivirali già in circolazione, però, erano già ampiamente sperimentati e a basso costo perché non più coperti dai diritti di esclusiva delle case farmaceutiche. Adesso invece sono nuovi di zecca, ancora sperimentali e possono essere commercializzati a prezzi esorbitanti.

Non bisogna essere un genio per notare che questi farmaci nuovi non possono essere sicuri quanto i vecchi perché sono stati approvati in fretta e furia con approvazioni emergenziali che, per definizione, abbattono i protocolli di sicurezza che dovrebbero essere di circa cinque anni. I farmaci vecchi, invece, seppure in uso off-label rispetto alla COVID (al pari di quasi tutti i farmaci rispetto a qualsiasi malattia) erano stati testati coi tempi ordinari e sono stati in uso per decenni, il che li rendeva estremamente sicuri sotto il profilo della scienza e pratica medica.

È un paradosso che questi farmaci oggi siano pubblicizzati senza dubbi di alcun tipo da parte dei media e della politica mentre i precedenti erano così facilmente messi in dubbio e attaccati sulla base di presunte verità scientifiche sfornate settimanalmente, guarda caso, sempre con l’aiuto del favor vaccini. Il cambio repentino dalla narrativa pubblica sulle cure precoci e gli antivirali conferma la logica e il potere del publication planning delle case farmaceutiche, basato anche sul potere economico di assoldare giornalisti, medici, politici e agenzie di informazione.[19]

 

  1. Ma ci sono i presupposti per l’autorizzazione emergenziale?

La logica di cui stiamo parlando è ancora più perversa. Bisogna infatti ricordare che uno dei presupposti dell’autorizzazione emergenziale dei farmaci è che non esistano alternative valide ed efficaci per la cura o il trattamento di una certa patologia. Era quindi necessario, al percorso che mirava all’autorizzazione di emergenza (con sicuri profitti miliardari) delle super pillole anti Covid, screditare sufficientemente qualsiasi altro prodotti già in commercio. Le agenzie del farmaco dovevano avere una scusa plausibile, credibile e facilmente accettata dalle autorità e dalla popolazione. Fino alle autorizzazioni emergenziali bisognava dunque demolire sia le alternative esistenti sia i medici che cercavano di utilizzarle e promuoverle, non importa se questo avrebbe comportato la perdita di vite umane. Nella guerra commerciale delle case farmaceutiche le vite innocenti sono effetti collaterali, come i civili che muoiono quando si sganciano le bombe.

È molto importante, chiedersi se esistono i presupposti giuridici, etici e medici per le attuali approvazioni emergenziali di questi nuovi prodotti, ricordandosi che la caratteristica essenziale delle autorizzazioni emergenziali è l’abbattimento dei protocolli di sicurezza a vantaggio dell’efficacia di un farmaco rispetto a cui non esistono alternative valide e sicure.

Purtroppo, uno degli effetti (probabilmente voluti e agognati) dell’emergenza pandemica Covid è stato precisamente quello dell’abbattimento non solo dei protocolli di sicurezza ma anche delle giuste attenzioni e della giusta prudenza da utilizzare con le autorizzazione emergenziali dei farmaci. Ormai le agenzie hanno in proposito una sorta di licenza di arbitrio, sicure dell’approvazione demagogica di qualsiasi decisione emergenziale volta al contrasto del COVID.

Tra i presupposti delle autorizzazioni emergenziali di cui chiedersi se sono esistenti vi è lo stesso stato di emergenza sanitaria. È quasi sotto gli occhi di tutti, infatti, che in molti paesi, se non tutti, l’emergenza è passata e l’Omicron è, non solo paragonabile all’influenza del 2017-2018 ma anche positiva per l’ottenimento della vera immunità di gregge contro il SARS-Cov-2.

In un sistema etico giuridico che funziona bisognerebbe bloccare la logica delle autorizzazioni emergenziali contro la COVID non solo rispetto ai presupposti specifici come la mancanza di alternative e l’efficacia ma anche rispetto al requisito generale della risposta da uno stato di emergenza effettivo.

 

  1. Preferire gli antivirali già esistenti

Sotto il profilo della prudenza sia etica che scientifica io non ho dubbi che bisogna attualmente preferire, alle nuove super pillole approvate in via emergenziale, i farmaci già esistenti superando l’effetto psicologico della denigrazione ingiusta che hanno subito. Le nuove super pillole, infatti, sono ancora in fase di sperimentazione e non hanno garanzie sufficienti di sicurezza. Non vi è alcuna ragione di emergenza reale o di mancanza di alternative plausibili che, in questo caso, possa legittimare il sacrificio della sicurezza. Il rapporto rischi benefici va infatti sempre calcolato mettendo, da una parte, l’emergenza e la mancanza di alternative e, dall’altra, l’accettazione di rischi futuri imprevedibili.

Lo stato di emergenza non è più attuale e bisogna recuperare tranquillità e normalità psicologica rispetto alla COVID-19. Le alternative ci sono e sono ampiamente conosciute. Si tratta di farmaci approvati in modo ordinario, cioè dopo il periodo completo di sperimentazione, e che sono in uso da tanti anni; abbastanza anni da dare ai medici molta tranquillità nel prevedere i loro effetti e benefici. Il fatto che alcuni farmaci facciano parte da tanto tempo della pratica medica mondiale è una delle garanzie migliori rispetto al calcolo del rapporto rischi benefici. Esistono, inoltre, altri rimedi naturali o fisiologici che non vanno sottovalutati e che non hanno alcuna controindicazione.[20]

Francamente non si capisce proprio perché ci dovrebbero essere adesso autorizzazioni emergenziali di antivirali sperimentali contro la COVID nell’attuale contesto. Questa è ovviamente una truffa di marketing frutto di una perversa operazione di publication planning che va compresa e smascherata. L’emergenza va sempre valutata in modo attuale e le alternative vanno considerate attentamente anche avuto riguardo agli usi off-label.

Mi spiego meglio. Uno dei trucchi utilizzati dal publication planning e dalle agenzie del farmaco è di intendere le alternative esistenti solo rispetto a farmaci autorizzati solo o specificamente per la patologia rilevante, nel caso di specie Il SARS-Cov-2/COVID-19. In questo modo, però, le alternative farmacologiche per la cura o trattamento di patologie nuove mancheranno sempre. Nessun farmaco può essere autorizzato in passato per patologie future. Se si usa questa logica perversa e fallace, si può approvare qualsiasi farmaco dicendo che è specifico contro una certa patologia. In questo modo sarebbe addirittura superfluo screditare i farmaci già esistenti che, naturalmente, non potevano essere stati approvati specificamente per una patologia che prima non esisteva. Questo è inammissibile. Gli usi off-label dei farmaci fanno parte delle alternative esistenti e vanno valutati con onestà e distacco dagli interessi miliardari delle case farmaceutiche.  

La deriva pericolosissima del totale abbattimento dei protocolli di sicurezza dei farmaci usando l’autostrada preferenziale dell’emergenza COVID va contrastata con fermezza.

 

 

Fulvio Di Blasi è avvocato e dottore di ricerca in filosofia del diritto. È un esperto di etica e del pensiero di Tommaso d’Aquino. Ha insegnato in diverse università, tra cui la University of Notre Dame (USA), The John Paul II Catholic University of Lublin (Polonia), l’Università Pontificia della Santa Croce (Roma) e la LUMSA (Palermo). Ha più di 200 pubblicazioni. I suoi libri recenti includono La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid e Vaccino come atto di amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia. Sulle questioni della pandemia e dei vaccini anti Covid tiene settimanalmente lezioni sul suo canale YouTube.

[1] F. Di Blasi, La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, Phronesis Editore, Palermo, 2021.

[2] Cfr., S. Sismondo, S. H. Nicholson, “Publication planning 101,” Journal of Pharmaceutical Sciences (J Pharm Pharm Sci), 2009, 12(3):273-9, doi: 10.18433/j3ww2r, PMID: 20067704.

[3] Per l’approfondimento di questi aspetti rimando al mio libro La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, cit.

[4] La U.S. Food and Drug Administration (FDA), dopo un voto negativo del proprio Comitato scientifico indipendente del 30/11/2021, ha autorizzato in via emergenziale l’uso del Molnupiravir il 23/12/2021: cfr., FDA News Release, “Coronavirus (COVID-19) Update: FDA Authorizes Additional Oral Antiviral for Treatment of COVID-19 in Certain Adults”, 23/12/2021, URL: https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/coronavirus-covid-19-update-fda-authorizes-additional-oral-antiviral-treatment-covid-19-certain. La European Medicines Agency (EMA), non lo ha autorizzato ma solo consigliato, lasciando le decisioni ai governi dei singoli stati: cfr., EMA News, “EMA issues advice on use of Lagevrio (molnupiravir) for the treatment of COVID-19”, 19/11/2021, URL: https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-issues-advice-use-lagevrio-molnupiravir-treatment-covid-19. Il 4 novembre 2021, la Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) del Regno Unito ha concesso un’autorizzazione condizionale del farmaco per la Gran Bretagna e una regolamentazione temporanea dello stesso (in attesa di giudizio da parte dell’EMA) per l’Irlanda del Nord: cfr., UK Government, “Regulatory approval of Lagevrio (molnupiravir)”, 04/11/2021, URL: https://www.gov.uk/government/publications/regulatory-approval-of-lagevrio-molnupiravir. Il 30 dicembre 2021, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha autorizzato l’uso del farmaco: cfr., AIFA Comunicato stampa, “Disponibilità di molnupiravir e remdesivir nel trattamento dei pazienti non ospedalizzati per COVID-19 e ad alto rischio di malattia grave”, 30/12/2021, URL: https://www.aifa.gov.it/-/disponibilit%C3%A0-molnupiravir-e-remdesivir-trattamento-pazienti-non-ospedalizzati-covid-19-1. Anche altri stati, come l’Australia, la Nuova Zelanda e il Bangladesh ne hanno di recente autorizzato l’uso.

[5] FDA ha concesso l’autorizzazione emergenziale del Paxlovid il 22 dicembre 2021: cfr., FDA News Release, “Coronavirus (COVID-19) Update: FDA Authorizes First Oral Antiviral for Treatment of COVID-19”, 22/12/2021, URL: https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/coronavirus-covid-19-update-fda-authorizes-first-oral-antiviral-treatment-covid-19. EMA ha concesso l’autorizzazione condizionale del farmaco il 28 gennaio: cfr., EMA, “Paxlovid”, 28/01/2022, URL: https://www.ema.europa.eu/en/medicines/human/EPAR/paxlovid. La Gran Bretagna ha concesso l’autorizzazione condizionale il 31 dicembre: cfr., UK Government, “Regulatory approval of Paxlovid”, 31/12/2021, URL: https://www.gov.uk/government/publications/regulatory-approval-of-paxlovid. In Italia, l’AIFA ha definito le condizioni per l’utilizzo del farmaco il 28 gennaio: cfr., AIFA, “AIFA definisce le modalità di utilizzo di Paxlovid presto disponibile in Italia”, 28/01/2022, URL: https://www.aifa.gov.it/-/comunicato-stampa-n.-684.

[6] Cfr., FDA, “Emergency Use Authorization – Drugs and Non-Vaccine Biological Products”, URL: https://www.fda.gov/emergency-preparedness-and-response/mcm-legal-regulatory-and-policy-framework/emergency-use-authorization#coviddrugs; EMA, “COVID-19 treatments”, URL: https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/overview/public-health-threats/coronavirus-disease-covid-19/treatments-vaccines/covid-19-treatments.

[7] Il Covid-19 Early Treatment Fund (CETF) ha un’utile pagina di presentazione delle cure precoci con link a diversi protocolli di successo sviluppato e utilizzati in varie parti del mondo: cfr. CETF, “Promising drugs”, URL: https://www.treatearly.org/promising-drugs.

[8] Si veda A. Donzelli, “Farmaci contro Covid-19 nelle prime fasi: quali sarebbe meglio evitare?”, Fondazione Allineare Sanità e Salute, 20/11/2021, URL: https://cmsindipendente.it/sites/default/files/2022-01/Slide_Conf_Stampa20nov21_paracetamolo_IPP_cLDL_Donzelli.pdf.

[9] Su questi aspetti della scienza medica cfr. F. Di Blasi, Vaccino come atto di amore? Epistemologia della scienza medica in tempi di pandemia, Phronesis Editore, Palermo, 2022; F. Di Blasi, La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, cit.

[10] La letteratura giornalistica su queste cose è infinita e basta fare una breve ricerca online per rendersene conto. Cfr., ad es., H. Wetzler, “Opinion: We should be questioning the global suppression of early treatment options for COVID-19”, Clark County Today, 27/05/2021, URL: https://www.clarkcountytoday.com/opinion/opinion-we-should-be-questioning-the-global-suppression-of-early-treatment-options-for-covid-19/.

[11] C. Funck-Brentano, J.-E. Salem, “RETRACTED: Chloroquine or hydroxychloroquine for COVID-19: why might they be hazardous?”, The Lancet, Published: May 22, 2020, DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31174-0.

[12] Cfr., OMS, “WHO discontinues hydroxychloroquine and lopinavir/ritonavir treatment arms for COVID-19”, 04/07/2020, URL: https://www.who.int/news/item/04-07-2020-who-discontinues-hydroxychloroquine-and-lopinavir-ritonavir-treatment-arms-for-covid-19.

[13] Cfr., ad. es., Affari Italiani, “Coronavirus, Bassetti: “L’idrossiclorochina non funziona. Su Trump usata eparina””, 04/11/2020, URL: https://www.affaritaliani.it/coronavirus/coronavirus-bassetti-l-idrossiclorochina-non-funziona-su-trump-usata-eparina-703871.html?refresh_ce.

[14] Cfr., Affari Italiani, “Idrossiclorochina, via libera dal Consiglio di Stato. “Sconfessata” l’Aifa”, 11/12/2020, URL: https://www.affaritaliani.it/coronavirus/idrossiclorochina-via-libera-dal-consiglio-di-stato-sconfessata-l-aifa-711163.html?refresh_ce.

[15] Cfr., D. Pawar, D. Raoult, N. Yamaguchi, J. Bertoglio, A. Palamidese, V. Soresi, J. Hancke, M. Rango, G. Cordeddu, D. Gammella, “Recovery Trial and Hydroxychloroquine”, International Medical Journal, Pubblicato il 29 settembre 2020, Volume 25, Issue 09, 3237-44, URL: https://www.seronijihou.com/article/recovery-trial-and-hydroxychloroquine. Per una versione italiana, cfr. La Voce, “Covid, l’idrossiclorochina funziona. 7 scienziati inchiodano l’Oms. Lo studio”, 08/11/2020, URL: https://www.lavoceassociazioneculturaleasud.it/w/2020/11/08/covid-lidrossiclorochina-funziona-7-scienziati-inchiodano-loms-lo-studio/

[16] Su questo si veda l’ottimo servizio de Le Iene del 27/04/2021, “Le novità su plasma iperimmune e anticorpi monoclonali”, URL: https://www.iene.mediaset.it/video/plasma-iperimmune-e-anticorpi-monoclonali_1039930.shtml?r=q2-b586c122359ed11672d0fbe1d277d4bef0356aa6db48d33d703a4ad933ac43e6. Anche in questo caso, è evidente l’apporto demagogico di esperti da TV in probabile conflitto di interessi. 

[17] Su ciò cfr., ad es., S. Boseley, M. Davey, “Covid-19: Lancet retracts paper that halted hydroxychloroquine trials”, 04/06/2020, The Guardian, URL: https://www.theguardian.com/world/2020/jun/04/covid-19-lancet-retracts-paper-that-halted-hydroxychloroquine-trials.

[18] Cfr., ad es., FLCCC Alliance, “Ivermectin in COVID-19”, constantly updated, URL: https://covid19criticalcare.com/ivermectin-in-covid-19/; IVMMETA, “Ivermectin for COVID-19: Real-Time Meta Analysis of 78 Studies”, Feb 2, 2022, Version 175, URL: https://ivmmeta.com/; P. Kory, G. U. Meduri, J. Varon, J. Iglesias, P. E. Marik, “Review of the Emerging Evidence Demonstrating the Efficacy of Ivermectin in the Prophylaxis and Treatment of COVID-19”, American Journal of Therapeutics, May/June 2021, Volume 28, Issue 3, p. e299-e318, doi: 10.1097/MJT.0000000000001377; A. Bryant, T. A. Lawrie, T. Dowswell, E. J. Fordham, S. Mitchell, S. R. Hill, T. C. Tham, “Ivermectin for Prevention and Treatment of COVID-19 Infection: A Systematic Review, Meta-analysis, and Trial Sequential Analysis to Inform Clinical Guidelines”, American Journal of Therapeutics, July/August 2021, Volume 28, Issue 4, p. e434-e460, doi: 10.1097/MJT.0000000000001402.

[19] Cfr., ad es., P. Gulisano, “Arriva la superpillola, ora si può parlare di cure domiciliari”, La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2022, URL: https://lanuovabq.it/it/arriva-la-superpillola-ora-si-puo-parlare-di-cure-domiciliari.

[20] Cfr., A. Donzelli, “Farmaci contro Covid-19 nelle prime fasi: quali sarebbe meglio evitare?”, cit.

Fulvio Di Blasi

Fulvio Di Blasi è avvocato e dottore di ricerca in filosofia del diritto. È un esperto di etica e del pensiero di Tommaso d’Aquino. Ha insegnato in diverse università, tra cui la University of Notre Dame (USA), The John Paul II Catholic University of Lublin (Polonia), l’Università Pontificia della Santa Croce (Roma) e la LUMSA (Palermo). Ha più di 200 pubblicazioni. I suoi libri recenti includono "La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid" e "Vaccino come atto di amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia". Sulle questioni della pandemia e dei vaccini anti Covid tiene settimanalmente lezioni sul suo canale YouTube.