Ciò che segue è l’intervento del dottor Eugenio Serravalle, Pediatra e presidente dell’associazione di Studi e Informazione sulla salute, Assis al convegno medico scientifico del 3/4 dicembre organizzato dal Coordinamento 15 ottobre e dall’Associazione ContiamoCi!
Il tema affrontato riguarda il rapporto della valutazione rischi benefici della vaccinazione pediatrica.
“Si dà una grande enfasi ai rischi della Covid nei bambini. In realtà, è vero che con queste nuove varianti i bambini si contagiano di più e contagiarsi non è la stessa cosa che ammalarsi. Oggi abbiamo 28 deceduti in età pediatrica da zero a 5 anni, in 23 mesi di pandemia (1). Sono all’incirca 15 all’anno. Nella fascia d’età dai sei agli 11 anni, quella che dovrebbe essere vaccinata, i deceduti sono 9.
Perdere un solo bambino è gravissimo, ma occorre avere un’esatta percezione di quello che sta avvenendo. Se devo scegliere un’immagine per mostrare quanti sono i bambini nella fascia 6/11 anni che hanno avuto un ricovero in terapia intensiva, scelgo questa torta (2) dove i ricoveri sono questo puntino piccolo, uno ogni 84.000 circa… più o meno, 1 in una città grande quanto Pisa. La mortalità è un caso ogni 355.000 circa, 1 in una città grande quanto Firenze.
Non bisogna dimenticare che una cosa è il contagio che non è necessariamente un evento negativo, un altro è invece sviluppare la patologia o un ricovero, ma soprattutto sviluppare il ricovero in terapia intensiva. Il ricovero ordinario può avvenire per mille motivi in ambito pediatrico: semplicemente perché il bambino è troppo piccolo o per calmare l’ansia dei genitori o per una gastroenterite che determina una diarrea. Quindi, i dati da prendere in considerazione sono quelli della terapia intensiva e della mortalità.
Non sappiamo peraltro (in Italia non abbiamo questo dato) quanti sono i bambini deceduti che non avessero altre comorbilità. (3) Lo studio effettuato in Germania non ha potuto stabilire la letalità nella fascia 5/11 anni perché nei bambini sani non c’era stato alcun decesso. Quindi, letalità zero nei bambini sani.
Quanti sono i bambini deceduti senza presentare altre patologie di rilievo?
Possiamo affermare che non c’è alcuna emergenza COVID tra i bambini, che se sono contagiati dal virus presentano quadri clinici asintomatici o manifestazioni cliniche veramente lievi. Ma si dà grande enfasi a due evenienze: la sindrome infiammatoria sistemica (MIS-C) e il long Covid. La sindrome infiammatoria sistemica è una patologia rara (4) e ancora non sappiamo cos’è che la determina, i meccanismi patogenetici e quanto realisticamente ci sia di importante nell’infezione dal virus. (5)
(6) Ce lo dicono anche al Centro europeo per il controllo delle malattie che è difficile quantificarne la prevalenza.
(7) Siamo in presenza di una patologia definita molto rara anche dal Centro di documentazione della salute perinatale e riproduttiva, con incerta ma possibile associazione da Sars-cov-2, e viene usato come uno spauracchio per indurre i genitori a vaccinare immediatamente i propri figli. (8) Rara, secondo la classificazione dell’OMS, significa 1 caso ogni 2000 persone.
(9) Secondo i dati del documento di consenso espresso e pubblicati sulla rivista “Medico e bambino”, l’incidenza stimata di questa sindrome sarebbe di 2 ogni 100.000 casi.
(10) Altre informazioni vengono dagli Stati Uniti dove parlano invece di 3 casi ogni 10.000 bambini, ma questo riguarda quasi esclusivamente bambini svantaggiati: neri, ispanici e asiatici. Ancora più rara in Germania che presenta dei quadri più simili a noi, dove si parla di 1 caso su 10.000 casi positivi.
(11) Viene trasformata in una patologia terribile accanto a quella definita come long Covid, condizione anch’essa rara, che si verifica in una piccola percentuale di bambini che hanno generalmente una risoluzione dei sintomi entro 8 settimane.
La long Covid è una malattia farlocca. (12) Infatti, sullo studio di Coorte su 260.000 bambini, si è visto che la durata media dei sintomi da Covid (sei giorni con sei sintomi) era un po’ più prolungata rispetto ai tre giorni con nove sintomi (provocata da altri virus: influenzale, parainfluenzale, rinovirus, virus respiratorio sinciziale, ecc). I sintomi persistenti a 4 settimane, 18 su 1000 per bambini con Covid e 9 su 1000 con altri virus, ma dopo quattro settimane i 18 con Covid hanno soltanto 2 sintomi, i 9 con altri virus hanno 5 sintomi.
Per questo possiamo affermare che si tratta di una sopravvalutazione della gravità di questa condizione che, in realtà, oltre a essere molto rara non presenta nei bambini quadri clinici così preoccupanti.
Senza dati non è scienza. “Fidati ma verifica” ha scritto Peter Doshi.
Abbiamo bisogno di dati certi, perché la narrazione della pandemia è avvenuta nei dibattiti televisivi e non su un fondamento scientifico; per questo richiediamo un confronto serio, non sulle opinioni ma sui dati e sulle prove, urgente, per un motivo di sanità pubblica.
Il rischio individuale
Il rischio individuale delle vaccinazioni non è trascurabile, soprattutto per i bambini. La conclusione degli studi pediatrici avverrà soltanto nel 2026. Ad oggi non abbiamo certezze e non sappiamo realisticamente cosa possa avvenire dopo la vaccinazione. Tutto ciò è reso ancora più difficile dalla inesistenza di programmi di sorveglianza attiva, però man mano che si procede con le vaccinazioni dei dati stanno venendo fuori. Soprattutto sul rapporto con le miocarditi.
(13) Una prima pubblicazione aveva evidenziato già in maniera netta come nei soggetti al di sotto dei 40 anni d’età, il rischio di una problematica cardiaca (miocardite, pericardite o aritmie respiratorie) dopo Sars-Cov-2 fosse minore che dopo la seconda dose della vaccinazione con Moderna. (14) Andando a esaminare nel dettaglio, si è visto che il numero di miocarditi provocati dal virus Sars-Cov-2 erano minori non soltanto dopo la seconda dose di Moderna ma anche dopo una prima dose di Moderna, dopo la terza e anche dopo la seconda dose di Pfizer.
(15) Questa è un’osservazione fatta su un’ampia fetta di popolazione inglese (più di 45 milioni di persone), per cui per gli uomini di età inferiore ai 40 anni, la seconda e terza dose del vaccino Pfizer e prima e seconda dose del vaccino Moderna determinano più casi di miocardite rispetto a quelli provocati dall’infezione di Sars-Cov-2. Basterebbe già questo per bloccare la vaccinazione anti covid con Moderna nei maschi al di sotto dei 40 anni, come hanno fatto già in altri paesi. Non conosciamo nelle fasce d’età specifiche pediatriche quanto sia realisticamente alto il rischio, pare però che 101 casi di miocardite su 1 milione dopo la seconda dose di Moderna sia un punto fermo nel bloccare questa vaccinazione per i maschi al di sotto di 40 anni.
Non si può banalizzare. La miocardite non è una malattia lieve e reversibile.
(16) La stessa Agenzia europea dei medicinali ha affermato che il decorso della miocardite e della pericardite da dopo la vaccinazione non è diverso dalla miocardite o dalla pericardite nella popolazione generale.
Cos’è la miocardite?
(17) Robert Malone scrive: non esiste una miocardite lieve nei bambini, perché la miocardite provoca danni al cuore e il danno cardiaco è per tutta la vita, perché il cuore non guarisce sostituendo le cellule danneggiate: cicatrizza. E queste cicatrici possono portare a cambiamenti nella conduzione elettrica del muscolo cardiaco, possono provocare morte improvvisa a causa dei cambiamenti della regolarità del battito, possono provocare una lesione muscolare che cicatrizza e non guarisce come un procedimento di sostituzione di cellule danneggiate.
Dobbiamo realisticamente far correre questi rischi ai bambini per una patologia che è lieve se contratta a questa età?
Avviare una sorveglianza attiva e indispensabile in Italia. Vogliamo conoscere i numeri veri; vogliamo sapere esattamente quanto avvenga dopo la somministrazione dei vaccini anche in termini di rischio cardiaco per miocarditi e pericarditi nell’infanzia.
E il beneficio collettivo?
Abbiamo letto sui giornali che i bambini sono un serbatoio di virus, un serbatoio come un novax. Questa è un’offesa alla dignità dei bambini e io, da pediatra, mi rifiuto di considerare i bambini come un veicolo di infezione. Anche perché non è vero!
I bambini sono dei grandi diffusori ma dei virus influenzali e para-influenzali e non del Sars-Cov-2. Se un bambino si dovesse ammalare, potrà essere contagioso per una settimana (un paio di giorni prima e 5 giorni dopo l’esordio della malattia). I pochi casi di malattia grave associata all’infezione da Covid nei bambini suggeriscono che la vaccinazione non è una priorità; c’è un dibattito scientifico ampio su tante riviste internazionali che sollevano interrogativi sulla questione e che non hanno trovato risposte.
Addirittura, i genitori conviventi con bambini piccoli sono risultati a minor rischio di risultare positivi per l’infezione da Sars e, forse, anche di ricovero per la Covid19. Quindi i bambini costituiscono una fonte di protezione e non una fonte di contagio.
(18) Il rischio di ospedalizzazione è ridotto in coloro che vivono con bambini, e con più bambini si convive maggiore è questo beneficio. E anche il rischio di sviluppare una qualsiasi forma di Covid.
Bambini e adolescenti hanno il 44% in meno di probabilità di causare un’infezione secondaria da Sars-Cov-2 rispetto agli adulti con più di 20 anni e quanto più piccolo è il bambino tanto più marcato è questo risultato.
L’infezione è generalmente lieve, è asintomatica ma efficace a determinare delle risposte immunitarie robuste con una specificità particolare per la proteina Spike, sia a livello della risposta anticorpale, sia a livello della risposta cellulare (linfociti e cellule T specifiche).
Quindi non bisogna temere il contagio dei bambini perché il loro contagio, la loro immunità naturale, può costituire la base per una protezione che degli adulti e la protezione del resto della società.
È evidente che i bambini ma anche gli adulti guariti dalla COVID-19 non debbano essere vaccinati.
(19) Oggi si parla di due dosi di vaccino per i bambini, ma con la variante omicron l’immunità conferita dal vaccino di Pfizer e di Moderna svanisce dopo 90 giorni. Nessuno ha il coraggio di dire già da adesso ai genitori che due dosi di vaccino non basteranno e che dopo 90 giorni non è che l’immunità svanisca ma addirittura si possono infettare di più… è più probabile che abbiano delle infezioni.
Davvero dobbiamo prospettare una vaccinazione ogni 3/4 mesi, anche ai bambini, per questo tipo di infezione? Lo dicano subito: quante dosi vogliono fare ai bambini per immunizzarli dalla Covid? Lo dicano subito in maniera tale che le persone possano scegliere se procedere con questa pratica oppure no.
È assurdo sacrificare i bambini per la protezione di una società, “una società che dovrebbe prodigare ai bambini le cure più perfette e più sagge” diceva Maria Montessori “per ricavare maggiore energia e maggiori possibilità per l’umanità futura”.
E l’adulto deve farsi umile e imparare dal bambino ad essere grande.
Oggi, è più che mai importante guardare in là, quanto più in là possibile; non pensare solo all’oggi del nostro paziente; bisogna pensare al suo domani, bisogna pensare all’educazione, alla scolarità, al rinforzo delle buone abitudini, dei buoni sentimenti, alla prevenzione vera, alla nutrizione, all’attività, alla socialità.
E non pensare solo ai nostri pazienti, ma pensare a tutti i pazienti e quindi possiamo aprire un discorso sull’elaborazione di un pensiero collettivo e sull’uso delle risorse del pianeta.
E non pensare solo ai presenti, ma pensare anche ai lontani e ai futuri: inquinamento, disparità, prevaricazione, conflitti.
Dobbiamo ricordare sempre che tutti, ma i dottori più di altri e pediatri forse più degli altri dottori, abbiamo una minima ma significativa responsabilità nello scrivere la cultura del nostro tempo e quindi la storia del mondo. Questo è il compito politico del nostro mestiere, di noi medici, che non è separato dal singolo atto diagnostico terapeutico e di sostegno. È per questo motivo, che gente come noi non mollerà mai.“
Dottor Eugenio Serravalle, componente della Commissione medico scientifica indipendente.