La locuzione “quarto potere” è riferita, in sociologia, alla capacità dei mezzi di comunicazione di massa di orientare l’opinione pubblica.

Il 21° secolo vede l’esplosione di un mezzo di comunicazione capillare e di massa quale è internet. Dalla rete, dotati di un minimo di intraprendenza e spirito critico è possibile discernere notizie farlocche alle veritiere; quello che non risponde al vero può essere facilmente riscontrabile, in quanto sono direttamente gli utenti a fare da sentinella e smentirne la fonte.

Ma, nonostante abbiamo una società iper-connessa, il popolo riconosce i crismi di ufficialità solamente al mainstream quali tv, radio e giornali. Tutto ciò avrebbe un senso se i professionisti dell’informazione fossero motivati solo dalla loro etica professionale, esenti da qualsiasi interesse o pressione.

Purtroppo la maggior parte dei “produttori di informazione” non sono editori puri; hanno interessi principali in campi politici, economici e finanziari; pretendere da loro imparzialità è come chiedere all’oste se il suo vino è buono.

Oggigiorno è sempre più difficile sceverare tra la notizia e la propaganda. 

Scriveva alla fine dell’800 il sociologo e psicologo francese, Gustave Le Bon: “Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima.”

La propaganda, come mera attività di persuasione, ha origini molto antiche. Questo termine vede la sua comparsa dalla Chiesa cattolica, nel 17° secolo. Coniato in latino come “Congregatio de propaganda fide”, organizzazione istituita dalla chiesa per la “diffusione e la difesa della fede”.

Nel corso del tempo le tecniche di persuasione si sono notevolmente affinate. Nel secolo scorso il Presidente USA Woodrow Wilson ne fruì per convincere i suoi concittadini, renitenti, a condividere la dichiarazione di guerra alla Germania nell’aprile del 1917.

Lo stesso Hitler si avvalse di metodi di persuasione tramite Paul Joseph Goebbels, suo ministro della Propaganda. Le abilità a convincere il popolo di quest’ultimo, consentirono al partito di Hitler (Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) l’ascesa al potere in Germania, nel 1933.

Un messaggio eloquente e raggelante viene da Udo Konstantin Ulfkotte, giornalista tedesco, una delle firme del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, autore di numerose pubblicazioni: nel 2014 pubblicò un libro dal titolo eloquente “Giornalisti comprati (Gekaufte Journalisten)”.

In questo volume Ulfkotte confessava di essere stato, per 17 anni, al soldo della CIA e che in Europa era una prassi consolidata della Agenzia USA quella di “comprare” i giornalisti per diffondere propaganda pro Stati Uniti. 

Questi giornalisti venivano avvicinati e corrotti economicamente, invitati negli States e trattati come “amici”; naturalmente come contraltare dovevano attenersi ai diktat a loro imposti.

Ulfkotte racconta che i media europei erano una specie di appendice dell’intelligence statunitense e che questi “meccanismi” di “persuasione” venivano adottati in tutti i paesi europei e in molti altri sparsi nel mondo.

Nel libro narra delle “notizie” suggerite della CIA o da agenzie satellite come il Bundesnachrichtendienst (agenzia di intelligence tedesca) ma firmate da lui (senza contezza dello stesso) come un articolo pubblicato sul Frankfurter Allgemeine, dove denunciava il fatto che Muammar Gheddafi stesse costruendo segretamente in Libia una fabbrica di armi chimiche.

Oppure venivano deliberatamente applicate censure senza possibilità di appello come il reportage che Udo Ulfkotte fece nel 1988 a Zubaidad una città irachena ai confini tra Iraq e Iran dove da poco si era conclusa la guerra tra questi due paesi. In quella occasione effettuò un reportage fotografico che testimoniava l’uccisione di centinaia di iraniani gasati con gas come il gas mostarda e il gas sarin prodotti in Germania. Al suo rientro venne pubblicata soltanto una piccola foto sul giornale Frankfurter Allgemeine che minimizzava quasi occultando i fatti.

Dopo la pubblicazione del libro Ulfkotte fu licenziato dal suo giornale e fu bandito da tutti. Il suo profilo Facebook fu bloccato.

Il libro, temuto dalle redazioni di giornali e televisioni e mezzi di comunicazione in tutto il mondo occidentale, subì un boicottaggio globale.

Nel 2018 l’Editore Zambon, su suggerimento dello scrittore e traduttore Diego Siragusa, pubblicò l’edizione italiana. Sino a quel momento nessuno aveva mai avuto il coraggio di tradurre e pubblicare questo libro.

Il 31 luglio 2017 su “Global Research” fu pubblicato un articolo, con la traduzione del libro dal titolo “Journalists for Hire: How the CIA Buys the News”. Tale pubblicazione sembra sia stata fatta sparire misteriosamente in tutto il mondo occidentale senza che l’editore abbia addotto alcuna spiegazione.

Udo Ulfkotte fu trovato cadavere nella sua abitazione il 13 gennaio del 2017. Ci sono aspetti alquanto misteriosi in merito alla sua morte. Il governo tedesco dichiarò che fu colpito da infarto ma non ne fu mai disposta l’autopsia e il suo corpo venne subito cremato.

Prima di concludere è opportuna una precisazione: il lavoro del cronista è essenzialmente quello di reperire le fonti, riassemblarle e redigere l’articolo. Le interpretazioni vengono lasciate, insindacabilmente, al lettore. Pertanto ciò che avete letto in queste righe è solo un franco riporto dei fatti.

di Alessandro Picaroni, divulgatore

Claudia Baldini

Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice