La guerra in Ucraina ha messo sotto i riflettori la questione energetica di cui non si parlava più da tempo.
Con Piera Ballabio di Italia Nostra (associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione) in questa live parliamo di come le fonti di energia alternativa impattino sul paesaggio della nostra Bell’Italia.
E con Marco Bastogi, geologo, affrontiamo un caso concreto: della realizzazione di un impianto eolico nel Mugello, facendo un bilancio tra benefici energetici e problemi causati ai nostri crinali. Segue trascrizione della live.

Baldini: Il paesaggio per Italia Nostra  è un valore assoluto? O può essere mediato con altre esigenze? In che modo? Faccio questa domanda perché molti contestano i cosiddetti comitati del no che si oppongono alla realizzazione di impianti di energia alternativa. 

Ballabio: Da poco il parlamento ha approvato il nuovo comma dell’art. 9 della Costituzione che prevede “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Inoltre, in materia di iniziativa economica privata, la norma esistente (art. 41 Cost.) viene integrata prevedendo che tale attività non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente. Il paesaggio deve essere rispettato e, come dice il soprintendente fiorentino Pessina – che ha fatto opposizione alla decisione regionale di realizzare il progetto dell’impianto industriale sul crinale appenninico nel Mugello –  il paesaggio e la bellezza architettonica sono una risorsa economica, e “una volta rovinata, ci accorgiamo di quanto vale”. 

In questi anni Italia Nostra ha assistito alla distruzione di paesaggi incontaminati ad opera di pale eoliche e pannelli solari installati a terra. Ben venga un “futuro rinnovabile” ma, invece delle rinnovabili impattanti, si incentivino i trasporti poco inquinanti, efficienza energetica, ricerca, innovazione, miglioramento della tenuta termica delle costruzioni, pannelli a tappeto sulle stesse, prestando la dovuta attenzione alla salvaguardia dei centri e degli edifici di pregio. Esistono 750.000 Ha di superfici urbanizzate solo fra il 1995 e il 2005: su queste si agisca. Così si crea anche equità sociale e lavoro diffuso.

Baldini: Ma la guerra in Ucraina ha posto con forza la questione energetica. Come conciliare la necessità di diversificare le fonti con la tutela ambientale?

Ballabio: Sicuramente rimane la necessità di procedere con l’uso delle rinnovabili anche per rendere l’Italia maggiormente indipendente dalle energie acquistate all’estero. È comunque un processo che non potrà essere affrontato in breve tempo. Certamente ogni fonte energetica deve essere inserita nel pieno rispetto dell’ambiente e c’è una grande differenza tra la collocazione di pannelli fotovoltaici sulle chilometriche barriere stradali antirumore o sui  tetti delle aree urbane, industriali e artigianali e nelle zone degradate e la realizzazione di mega impianti eolici come quello impattante del Giogo di Villore nel Mugello.

Tra l’altro, in casa come in azienda, sono realisticamente possibili grandi risparmi energetici. Faccio, a tal proposito, un esempio: si stima che in Italia per alimentare elettrodomestici spenti o in stand-by in ogni abitazione si impiega mediamente l’11% del consumo elettrico annuale, il che equivale complessivamente alla produzione energetica di circa tre centrali elettriche. Accorgimenti domestici (accensione, spegnimento, fasce orarie, ecc.) e obblighi alle imprese costruttrici (eliminazione piccoli led, spegnimenti automatici, ecc.)  potrebbero raggiungere buoni risultati sul risparmio energetico.  

Baldini: Tra tutti i problemi che sono stati sollevati in Mugello per la realizzazione dell’impianto eolico sui crinali, quale sembra essere l’ostacolo più grande per realizzare l’impianto in questo sito?

Bastogi: Il progetto presentato dalla AGSM di Verona ed approvato lo scorso 7 febbraio dalla Giunta Regionale Toscana, presenta dal punto di vista geologico e geotecnico gravi carenze che rendono aleatoria la sua concretizzazione. Tra i tanti problemi che si individuano nell’ambito progettuale, spicca quello relativo alle modifiche previste in corrispondenza della viabilità di accesso per raggiungere l’area di crinale ed è probabilmente quello del quale si è parlato meno. Gli interventi di allargamento dell’esistente viabilità con la conseguente riprofilatura delle soprastanti scarpate, così come sono stati presentati, evidenziano notevoli dubbi nei confronti della stabilità dei versanti, rappresentando per chi risiede in questa area montana e deve costantemente usufruire di questa via di comunicazione, seri problemi per l’utilizzo futuro. 

Per accedere al crinale si deve attraversare una zona pedemontana ad alto rischio di instabilità e conseguente alto grado di pericolosità per conclamata franosità, ben nota agli Enti Pubblici che in passato sono dovuti intervenire più volte per il consolidamento e la bonifica sugli stessi versanti che oggi, tuttavia, si vuole modificare senza le necessarie e richieste indagini geognostiche di accertamento sulle quali si deve basare la progettazione.

Si ignorano le leggi tecniche, certamente le norme meno percettibili per il popolo, in un’area che in massima parte ricade nel vincolo idrogeologico per interventi presso le fragili scarpate stradali dove devono essere allargate le strette curve del percorso montano, allo scopo di renderle percorribili a gli enormi mezzi di trasporto per “pezzi speciali” che devono portare sul crinale i colossali generatori eolici. 

Tante delle verifiche ed indagini richieste dalla normativa vigente non hanno avuto risposta con rimandi dei vari Enti di controllo, a fasi successive non previste [1] dalla procedura P.A.U.R. (Procedimento Autorizzativo Unico Regionale) sollecitata per semplificare i progetti di interesse pubblico di ambito regionale, soggetti a valutazione di impatto ambientale.

Si pensi che nelle prime fasi della presentazione del progetto, gli interventi sulla strada non erano neppure stati presi in considerazione perché, secondo la Società Proponente, accessori e comunque non pertinenti con la progettazione dell’impianto eolico. Solo più tardi con la seconda versione integrativa della relazione geologica e di altri elaborati progettuali, la Società proponente è stata costretta a farlo.

Quello che è bene circostanziare, soprattutto per il tratto iniziale della strada comunale per Corella (tra l’innesto con la statale per San Godenzo, fino al cimitero di Corella), è il noto fatto che la stabilità dei versanti è estremamente precaria. Sono gli elaborati cartografici del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dell’Autorità Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, la Carta Geomorfologica della Regione Toscana (Geoscopio), il Piano Strutturale dei Comuni del Mugello, come anche i piani strutturali comunali, che  indicano per questo tratto stradale, zone molto critiche nei confronti della stabilità con pericolosità al massimo livello. Coloro che hanno decretato questa comune penalizzazione per il territorio, sono Tecnici diversi che oggi si trovano ad essere messi in discussione per il loro operato, dalla Società Proponente senza peraltro che quest’ultima abbia apportato documentazioni o smentite frutto di specifiche esplorazioni geognostiche, ma solo per un loro intuito personale come troviamo esplicitamente riportato nella Relazione Geologica di supporto al progetto dell’impianto.[2]

Nella relazione geologica redatta dalla Società Proponente, si considera una pericolosità molto bassa legata a “processi corticali” ovvero legati a modeste fratturazioni di superficie, secondo questi, dovute sostanzialmente all’alterazione ed al degrado della porzione superficiale esposta della roccia e non certamente coinvolgenti l’ammasso roccioso in profondità. I problemi di fratturazione che scompaginano l’area, sono invece legati ad una tettonica [3]  regionale che ha a che fare con l’origine ed evoluzione geologica della catena appenninica settentrionale (orogenesi appenninica) per cui la fratturazione non è certamente “corticale”, ma profonda e pervasiva dell’intero ammasso roccioso. Le verifiche di stabilità che sono state svolte non sono per lo più consoni a quanto richiede la normativa vigente, come più volte è stato contestato anche dagli Enti pubblici. Sono, inoltre, stati adottati parametri di verifica decisamente sovradimensionati allo scopo di avere risposte analitiche favorevoli sulla stabilità, ma come si dice in una risposta di un Ente pubblico: le scelte di progetto spettano al Progettista così nessuno, ad eccezione del sottoscritto, ha fatto obiezioni sul caso.

I fronti di scavo modificati saranno a rischio, perché per questi non si prevede mai nessuna bonifica o consolidamento, ma la sola messa in opera di reti di contenimento, peraltro senza nessun dimensionamento. È tutto all’insegna del risparmio sulla pelle della gente. 

Per i Progetti di competenza regionale da sottoporre alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) quando compresi tra le tipologie di cui all’allegato III alla Parte Seconda del d.lgs 152/2006, è possibile attivare la procedura semplificata P.A.U.R. (Procedimento Autorizzativo Unico Regionale), disciplinata dall’art. 27-bis del D. Lg. 152/2006. Questo procedimento, adottato anche per questo impianto eolico, comprende, oltre la VIA, tutta la documentazione e gli elaborati progettuali previsti dalle normative, necessari per consentire l’istruttoria completa finalizzata al rilascio di tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati necessari alla realizzazione e all’esercizio dell’impianto in progetto, ma di tutto questo esiste una parziale documentazione.

Baldini: Il Mugello ha subito nel passato terremoti anche del settimo grado che hanno distrutto paesi e borghi. Anche recentemente si sono verificate scosse. Questo può essere un problema per l’installazione delle pale?

Bastogi: Sì, il Mugello è un’area notoriamente sismica ed ha subito terremoti anche di grado elevato con distruzione di borghi e paesi, proprio per questo le indagini geognostiche dovrebbero essere effettuate con una cura particolare ed invece la Società Proponente ha richiesto di poter stralciare dalla fase di P.A.U.R. proprio l’aspetto sismico per poterlo affrontare in una seconda fase esecutiva. Sorprende, a questo punto, come il Progetto possa essere stato dichiarato “DEFINITIVO” dalla Regione Toscana. Il P.A.U.R. prevede l’acquisizione di tutti i permessi, ma come appare evidente dalle notevoli carenze, così non è anche se la Regione Toscana ha dato già il suo “via libera”.  

La mancanza di accertamenti sulle caratteristiche del substrato per carenza di indagini e la probabile assenza di omogeneità litologica al di sotto dei plinti di fondazione, in occasione di eventi  sismici potrà provocare difformità di comportamento (cedimento) tra un punto ad un altro dell’appoggio fondale, la stessa cosa vale per i rilevati stradali e le piazzole previste per gli aerogeneratori che andranno inevitabilmente ad insistere su litologie diverse.

Le fondazioni profonde (pali), sono state esclusi nella maggior parte dei casi e con la procedura P.A.U.R. (“Provvedimento autorizzativo unico regionale”; legge regionale 10/2010, articolo 73 bis) ricorrere successivamente al loro utilizzo, non è ammesso perché l’intervento modificherebbe sostanzialmente i costi previsti e ciò è in contrasto con la citata normativa seguita.

Baldini: State ponendo, certamente, problemi reali. Dal paesaggio agli impatti sull’ambiente. Ma non si rischia di perdere la percezione delle priorità? Ad esempio, non si rischia di rimanere senza energia a forza di scartare questa o quella soluzione? O peggio ancora di dover riaccendere le centrali a carbone?

Ballabio: Vorrei citare a proposito della domanda le affermazioni di ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): “si stima che al 2030 saranno tra 200 e 400 i chilometri quadrati di aree agricole persi per installare pannelli fotovoltaici a cui se ne aggiungerebbero 365 destinati a nuovi impianti eolici”. Sempre secondo ISPRA, i due obiettivi – ambiente ed energia – possono  essere conciliabili poiché “sfruttando i tetti degli edifici esistenti, gli ampi piazzali associati a parcheggi o ad aree produttive e commerciali, le aree dismesse o i siti contaminati si stima che potrebbero essere installati pannelli per una potenza totale più che doppia rispetto ai gigawatt fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.”

Comunque, purtroppo, lo sviluppo delle fonti rinnovabili deve fare i conti con limiti come l’incapacità di stoccare l’energia prodotta e quindi con il rischio di dispersioni come accade oggi in Sardegna. Ciò richiede nell’immediato una verifica sulle fonti tradizionali scegliendo quelle meno impattanti.

Baldini: Bastogi, oltre a essere il geologo che ha presentato osservazioni al progetto ed evidenziato il mancato rispetto di normative, è anche un rappresentante del Club Alpino Italiano. Sappiamo che da quel crinale passano sentieri importanti.

Bastogi: Lungo il tratto di crinale che interessa la realizzazione della prevista area industriale, transitano sentieri molto importanti che verranno pesantemente coinvolti ed il ripristino proposto dalla Società Proponente è decisamente inaccettabile.

Si tratta di percorsi di grande importanza nazionale ed europea quali:

–  il Sentiero Italia CAI, attualmente quasi completamente segnalato con i colori bianco e rosso e la dicitura “S.I.”. Questo percorso attraverso i suoi oltre 7.000 km, percorre tutte le regioni italiane con il fascino, la bellezza e le tradizioni dei loro territori interni. Inaugurato nel 1995 con la grande manifestazione organizzata dal CAI “Camminaitalia 95”, poi ripetuta nel 1999 assieme all’Associazione Nazionale Alpini (ANA) e recentemente rivalorizzato dal CAI, attraverso l’impegno di centinaia di volontari con l’approvazione del Ministero del Turismo e del Presidente della Repubblica che hanno apprezzano l’alto valore simbolico che riveste il collegamento escursionistico fra tutte le regioni del nostro territorio;

– il percorso europeo (E1) che unisce Capo Nord (Norvegia) con Capo Passero in Sicilia, con i suoi oltre 7000 km di attraversamento da nord a sud dell’intero continente europeo, rappresenta simbolicamente l’Unione Europea. Inaugurato il 2 luglio 1972 e completato nel 2018, si inserisce sul preesistente tracciato della G.E.A. (Grande Escursione Appenninica) e recentemente è stato rivalorizzato dalla Federazione Italiana Escursionismo;

– i percorsi locali della rete SO.F.T del Mugello (sorgenti fiorentine trekking), interessano il grande anello escursionistico di crinale che circonda l’intera vallata, pensato proprio per dare rilievo al legame che unisce Firenze con le vicine vallate, questo sentiero coinvolge anche due anelli turistici facenti parte della stessa rete e realizzati per valorizzare quel territorio.

Firenze è infatti circondata da un ampio anfiteatro di montagne formato dai crinali dell’Appennino e proprio per questo il SO.F.T. è composto da un anello principale e 22 anelli secondari che possono essere percorsi in una giornata. L’anello principale percorre un tratto di crinale appenninico (Passo della Futa-Monte Falterona, coincidente con la G.E.A.), spartiacque tra il dominio Tirrenico e Adriatico e la dorsale che separa il bacino del Mugello dalla conca di Firenze-Prato e dalla Val di Bisenzio. Complessivamente si tratta di circa 500 km di sentieri che, spesso, si sovrappongono ad altri itinerari e/o sentieri.

Queste importanti vie escursionistiche di crinale, saranno prima interrotte (senza alternative di transito, a meno di non dover attraversare il cantiere) e quindi, a regime, resteranno fortemente penalizzate dal rumore prodotto dall’impianto (sensori e rotazione pale) ed esposte al pericolo di transito nei periodi di galaverna per la caduta di pezzi di ghiaccio nei momenti di ripartenza del moto delle pale. A nostro parere non sarà consigliabile agli escursionisti passare in mezzo a questa zona industriale.

In ultimo, è da ricordare anche il significativo consumo del suolo: ogni base di  aereogeneratore (plinto) comporta la messa in opera di oltre 3.000 metri cubi di cemento che si inseriranno nell’attuale ambiente naturale del crinale. Il manufatto come appare chiaro, quindi, cambierà radicalmente il profilo dell’Appennino, sconvolgendo una realtà che custodisce le tradizioni e l’identità per le popolazioni locali e deturpando un paesaggio oggi noto per la sua bellezza che è motivo di attrazione per i frequentatori. Quello che ci viene proposto è in pratica un sito industriale visibile da decine di chilometri.

Baldini: Secondo lei, Ballabio, l’alternativa di mini impianti sarebbe praticabile? I favorevoli all’impianto sul crinale mugellano affermano che ce ne vorrebbero decine di migliaia per eguagliare la produzione, ad esempio, delle sette pale previste sul crinale appenninico mugellano.

Ballabio: La stessa commissione europea ha proposto di rendere obbligatori i pannelli fotovoltaici per tutti gli edifici pubblici e commerciali dal 2026 in poi, superata una specifica metratura. I pannelli diventeranno obbligatori per tutti gli edifici residenziali dal 2030 in poi. Se anche l’Europa intende muoversi in tal senso sui mini impianti, diventa sempre più necessario che l’Italia intervenga per favorire l’utilizzo dei fondi previsti per le comunità energetiche di auto-consumo adeguando il carente quadro legislativo.

Per i grandi impianti eolici industriali diventa assolutamente necessario pianificare le aree idonee in cui collocarli. L’Italia non lo ha fatto e nemmeno la Regione Toscana. Ci auguriamo che la proposta di Bruxelles di selezionare, insieme ai Paesi membri, specifiche aree destinate a eolico e fotovoltaico venga presa in seria considerazione dal nostro paese.

[1]La procedura richiede che nei trenta giorni dalla pubblicazione della documentazione, l’autorità competente, nonché le Amministrazioni e gli Enti interessati, verificano la completezza della documentazione. Se allora mancano documentazioni progettuali, secondo quale criterio si rimanda per la consegna a fasi successive se la procedura PAUR non lo prevede ?  Forse il Progetto sarebbe stato da rigettare, ma non è stato fatto ?

[2] Dalla Relazione Geologica  della Proponente: …“Il rilevamento di superficie esteso all’areale ed ad un suo significativo intorno, ha permesso di escludere, nei comparti ove si andranno a collocare le opere, la presenza di elementi morfologici ascrivibili a superfici di instabilità in atto e/o potenziale evoluzione tali da interferire negativamente con le opere in progetto.”…

[3] Parte della Geologia che si occupa dello studio delle deformazioni e delle dislocazioni della crosta terrestre: pieghe, faglie, falde, ecc.

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Claudia Baldini

Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice