Il dottor Alberto Donzelli, presidente della Fondazione Allineare Sanità e Salute e membro della Commissione medico-scientifca indipendente, al termine della prima parte della relazione sul nostro canale sulla prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2, rivolge un appello al Premier, al Ministro della salute e al Generale Figliuolo perché considerino i dati scientifici. Fino a un poco di tempo fa, si poteva ancora discutere di vaccinazioni anche se si sapeva che non proteggono dall’infezione completamente ma che riducono un po’ il rischio infettivo. Adesso che si è visto cosa succede nell’arco temporale più lungo (e anche in pochi mesi con la Omicron) non è ammissibile persistere con questi errori clamorosi e assolutamente contrari alle prove scientifiche. E ve lo mostro.

Segue la relazione.

La prima legge n.76/2021 (1) che ha stabilito l’obbligo vaccinale per i sanitari, aveva testualmente scritto che venivano obbligati alla vaccinazione per la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2.
1. In considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da SARSCoV-2, fino alla completa attuazione del piano… , e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, … gli esercenti le professioni sanitarie e … sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2

Nel decreto legge n.172/2021 c’era scritto che veniva di nuovo rinnovato l’obbligo ed esteso ad altre categorie per la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2.
1. Al fine …, in attuazione del piano…, gli esercenti le professioni sanitarie…, per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita, comprensiva, dal 15 dicembre 2021, della somministrazione della dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale primario, nel rispetto delle indicazioni e dei termini previsti con circolare del Ministero della salute.

In realtà, noi oggi abbiamo le prove che con questi vaccini non possa essere prevenuta l’infezione.

Appare dai dati dell’U.K. Health Security Agency (agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito) pur con le cautele interpretative invocate, da una certa settimana di monitoraggio in poi i tassi (per 100.000) di casi positivi tra i vaccinati con 2 dosi hanno iniziato a superare quelli dei non vaccinati, anche in confronti omogenei per classi d’età decennali. Ciò all’inizio si è manifestato solo in alcune classi di età, poi via via il fenomeno si è esteso ad altre classi di età, con una progressione che pare inarrestabile.

Settimana 36 (2) : nelle classi d’età (40-79anni) c’è uno svantaggio sistematico dei vaccinati con doppia dose rispetto ai non vaccinati. Si è generata quindi una situazione che è l’opposto di quella che era desiderata. Ci sono quattro classi di età da 100.000 persone ciascuna. Ogni 400.000 vaccinati con dose doppia, ci sono 766 casi positivi di infezioni in più rispetto ai non vaccinati; però sommando tutta la colonna compresi i bambini e i grandi anziani c’è ancora un vantaggio da parte dei vaccinati che hanno un 17% in meno di infezioni.

(3) Nella settimana successiva, si verifica un aumento del numero di casi positivi nelle classi di età considerate, e si aggiunge anche la classe dei 70-79 anni dove si inverte questo beneficio dei vaccinati a vantaggio dei non vaccinati.

(4) Nella settimana 43 c’è addirittura l’inversione totale. In termini assoluti, sommando tutte le colonne, i casi tra i vaccinati con dose doppia, superano quelli dei non vaccinati!

(5) Nella settimana 46, iniziano gli effetti della terza dose somministrata agli anziani e quindi si crea temporaneamente una inversione a vantaggio dei vaccinati, ma solo nella classe di età più estrema. Accade anche nei 70-79enni nella settimana 50 (6).

Il problema emerge nella 51 (7) dove c’è un’esplosione di casi positivi tra i vaccinati. In tutta la colonna si crea uno squilibrio, per cui i vaccinati con dose doppia si infettano complessivamente di più. Nella settimana successiva ancora di più: si va, addirittura, a 29.234 casi positivi nella colonna dei vaccinati e solo 15.800 nella colonna dei non vaccinati… cioè i vaccinati si infettano l’85% in più dei non vaccinati! (8) Nella settimana che segue, si passa addirittura al 91% in più… quasi un raddoppio.

Nella settimana 3 di quest’anno, pur restando l’insieme dei casi totali tra i vaccinati superiore a quello dei non vaccinati (24.500 contro 19.800, quindi un 24% in più di infezioni), si cominciano a vedere gli effetti della vaccinazione dei giovani e dei bambini.

Se quello che abbiamo visto nelle slides precedenti si riproporrà nelle prossime settimane, avremo un progressivo declino della protezione nei vaccinati più si distanzia il numero di settimane e mesi dalla seconda e dalla terza dose.

In Danimarca è successa la stessa cosa. Quando è stato pubblicato questo studio (https://doi.org/10.1101/2021.12.20.21267966 ) la variante Omicron era ancora minoritaria su tutti gli abitanti della Danimarca. Nel primo mese dopo la vaccinazione con dose doppia, c’è stata una protezione mediocre come con le altre varianti, solo del 55%; però tra il secondo e il terzo mese questa protezione è piombata al 9% e ha perso ogni significatività statistica. Tra i 3 e i 5 mesi è finita addirittura sotto zero, cioè il 76% in meno rispetto ai non vaccinati. E data la rapidità di questo declino, si suppone che andando avanti dopo i 3/5 mesi, ci sia un ulteriore abbassamento della protezione nei vaccinati (in questo caso con vaccino Pfizer. La situazione è poco diversa col vaccino Moderna che precipita un po’ meno sotto la linea dei non vaccinati, ma partiva da un livello di protezione più basso rispetto a quello di Pfizer).

Con una situazione del genere, insistere con l’obbligo per tutelare la comunità è addirittura controproducente. Cioè non è sorretto da prove scientifiche. Al contrario le prove mostrano che questo obbligo è da interrompere, a meno che non ci siano altre varianti che rovesciano la situazione, ma in Italia la Omicron è largamente dominante.

Con una situazione di questo genere diventa assurdo proporre di vaccinare i bambini non solo per i danni che subiscono e per la mancanza di benefici proporzionali, ma anche perché vaccinarli diventa un azzardo: dopo alcuni mesi, tornando in famiglia vaccinati si infettano più facilmente e sono più infettanti anche nei confronti di familiari scoperti, come nonni sia pur vaccinati ma che hanno perso una capacità di proteggersi nei primi mesi.

La prospettiva poi doverli rivaccinare continuamente per mantenere un certo livello di protezione è mostruosa, e diventa assolutamente improponibile persistere in questo accanimento, con un vaccino che sta mostrando tali caratteristiche.

È vero che il tampone antigenico protegge meno del vaccino?

Il tampone antigenico dà la garanzia di non essere contagiosi solo del 75% (perde un caso su quattro) ma (9) il vaccinato con Pfizer nei confronti della variante Omicron, in quattro mesi è andato a zero. Se si prolunga la validità del Green pass per 9 mesi, è chiaro che la protezione va sotto zero gran parte del tempo. Quindi anche se il tampone antigenico dà una garanzia non perfetta, 75% è sempre meglio di zero. Sarebbe più garantista fare un tampone alla settimana o ogni due settimane sul luogo di lavoro, per poter avere una garanzia maggiore di questo vaccino rispetto alla variante Omicron. Stiamo avendo riscontri anche da altri paesi, dall’Inghilterra al Canada (10) e in Danimarca.

«Si dovranno prendere altri provvedimenti se i numeri salgono. Non si torna indietro” attacca Rasi in una intervista al Giornale. “Gli adulti non vaccinati… “, avverte l’ex capo dell’Agenzia Europea del farmaco…”Vanno adottate altre restrizioni. Queste persone non posso danneggiare l’economia e penalizzare gli italiani immunizzati”, perché il green pass non basta: “Il tampone ogni 48 ore non è abbastanza protettivo, si dovrà imporlo quotidianamente a chi va al lavoro o a chi partecipa a un evento”. 

È un’affermazione priva di qualsiasi fondamento se la si considera relativamente alla vaccinazione, perché per poco che garantisca il tampone antigenico, è sempre molto meglio di un vaccino che nell’arco dei mesi parte bene ma arriva sotto zero.

Claudia Baldini

Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice