Ricordi la nostra prima volta?
Era marzo 2020. Di te sapevo poco, e quel poco non era rassicurante.
No, non avevi una bella reputazione. “L’orientale senza cuore, quello che si prende la vita della gente senza chiedere il permesso”, questo dicevano di te. Eri avvolto da un alone di mistero, grigio e denso da togliere il respiro.
Per fortuna che stavi lontano, perché con un tipo come te non avrei mai voluto averci a che fare.
Ma il destino, a volte, si diverte. E se prima ci separavano ottomila chilometri… zac! In un attimo eri alla porta di casa mia.
Non avevi gli occhi a mandorla, né la carnagione dorata. Come potevo riconoscerti?
Così sei arrivato e io mi sono ammalata di te.
Ansimavo come un pesce fuor d’acqua, mentre il mare sembrava aver trovato accoglienza nei miei polmoni. Ho vissuto giorni di delirio e di dolore, assistita dal mio anziano medico che ha messo in campo tutta la sua esperienza e umanità per curarmi. Ventun giorni durissimi in cui pensavo di non farcela.
Ma avviene sempre, in momenti indefiniti della vita, un click in cui tutto cambia; e cambia perché lo decidi tu.
Ho tolto tutte le password dai miei device e ho fatto ordine fuori e dentro me. Poi sono venuta a cercarti per capire se quello era il mio momento.
E abbiamo parlato a lungo. A lungo. Per un tempo interminabile; alla fine, mi hai salutato e te ne sei andato.
Ecco, l’Arte del comunicare è nata in quel preciso istante, quando il seme che portavo in grembo da mesi, ha deciso di germogliare.
Chi, come me, è sopravvissuto all’esperienza, ne è uscito cambiato.
Noi non siamo più quelli di prima.
Noi guardiamo la vita con occhi diversi.
E se già prima non tolleravo il modo di fare tv e informazione, i miei nuovi occhi rigettavano totalmente l’approccio abbrutente e manipolatorio che stava devastando il tessuto sociale.
Ecco perché da allora mi impegno a portare avanti una comunicazione di cuore e più consapevole.
Poi quest’anno, sempre a marzo, ho sentito bussare alla porta: era un tuo lontano parente che veniva dall’Africa e si è fatto avanti senza chiedere permesso. Non essere geloso se ti dico che anche con lui ho vissuto un’esperienza catartica.
La visione retrospettiva del nostro confronto ha mostrato cose che ancora non mi piacciono. Mi rendo conto che questi due anni di bombardamento mediatico hanno fatto solchi profondi negli animi della gente e che c’è da lavorare molto per riportare fiducia e speranza nel genere umano.
Quindi io mi rimbocco le maniche. Click. E tu?
Di Claudia Baldini (Direttore editoriale e divulgatrice)