L’avventura del dottor Dario Giacomini (Medico radiologo, fondatore dell’associazione ContiamoCi!) nasce a dicembre 2020, quando già si avvertiva che ci potesse essere una trasformazione delle politiche sanitarie in Italia. Poi, quando l’obbligo vaccinale per tutti i sanitari è stato confermato dal DL 44 di aprile, in lui è scattato qualcosa e ha ritenuto necessario impegnarsi in prima persona.

Giacomini: Inizialmente ContiamoCi! è nata per i sanitari, che erano quelli maggiormente coinvolti; successivamente ci siamo allargati a tutti i cittadini, insegnanti e forze dell’ordine. Quello che mi ha mosso è stato un principio di giustizia; io non ne ho mai fatto un problema di salute personale. Quello che mi preoccupava era che intere categorie, se non si vaccinavano, avrebbero perso la possibilità di lavorare. Io stesso sono stato sospeso per molti mesi, ma a parte la mia storia personale, da me arrivavano OSS, infermieri, persone che guadagnavano 1200 euro al mese e che magari avevano un mutuo e dei figli e, improvvisamente, si trovavano senza lavoro e senza una giusta causa!
Gli strumenti per proteggersi ed impedire la trasmissione del virus c’erano. Oggi i dati ci confermano che la vaccinazione non blocca la contagiosità e che il virus continua a circolare. L’obbligo vaccinale è stato inserito per impedire la trasmissione del virus (come continua a dire la norma e i vari decreti che non sono stati assolutamente ritoccati). Questa è un’imposizione ingiusta che lede molti diritti, da quello al lavoro, a quello della salute, a quello della scelta della cura; e noi, con la creazione di ContiamoCi!, abbiamo cercato di raccogliere tutte quelle persone che non erano d’accordo con questa imposizione. Nella nostra associazione ci sono professionisti che hanno competenze molto alte e questo ci ha permesso di creare anche la Commissione scientifica biomedica che ha prodotto tutta una serie di documenti, chiaramente attingendo alla bibliografia e ad altro, che abbiamo utilizzato per sottolineare agli Ordini professionali, al Ministero della Salute, al Governo, quelle che erano, alla luce dei dati scientifici, le incongruità e le forzature nelle scelte di politica sanitaria.                        
Devo dire che un minimo di attenzione ce l’hanno data. Questo non ha cambiato ovviamente l’iter del governo. Recentemente noi abbiamo fatto una diffida importante, insieme ad altre associazioni, riguardo a coloro che erano guariti dal Covid perché una nota interpretativa del ministero diceva che non si poteva rientrare al lavoro senza aver comunque fatto la vaccinazione, nonostante si fosse guariti dalla malattia. Questa diffida è stata recepita e si è trasformata nel DL 24 dove il governo dichiara esplicitamente che i guariti possono rientrare al lavoro, ma devono comunque vaccinarsi nei tempi e nei modi descritti dalle circolari ministeriali. L’ultima nota interpretativa del Ministero della Salute ha deciso che, scaduto il termine di tre mesi, hai l’obbligo di vaccinazione altrimenti vieni sospeso. Noi sanitari siamo una categoria che è stata la prima ad iniziare e l’ultima a soggiacere a questo obbligo; molti di noi, in questi giorni, stanno nuovamente per essere sospesi o sono stati sospesi. Questo crea un grande problema, psicologico, economico, di salute pubblica. In questi due anni c’è stata una fuga dal mondo del lavoro, in particolare dagli ospedali perché si lavora male e perché non c’è un riconoscimento professionale. Perderli, anche a causa della sospensione, vuol dire ridurre le possibilità per il cittadino di avere una risposta alle sue esigenze di salute. Ricordiamo che ci sono una serie di prestazioni non erogate a causa dei vari lockdown, per il fatto inoltre che gli ospedali si sono trasformati in ospedali Covid e quindi si può immaginare come ora ci sia un problema di tenuta del sistema sanitario nazionale. Inoltre, c’è tutto il problema della medicina territoriale.

Baldini: abbiamo visto che quest’anno i sindacati sono stati dei grandi assenti

Giacomini: quando sollevai, al mio sindacato (CIMO), il problema della difesa di tutti i lavoratori e della discriminazione in base ad una scelta di salute personale, sui giornali locali sono stato descritto come portatore di morte perché avevo posto delle domande riguardo alla politica sanitaria. Quindi ne sono uscito. Poi ho sentito anche altri sindacati dire che il vero problema non era tanto escludere dal mondo del lavoro la categoria dei sanitari in quanto non adempienti all’obbligo vaccinale, ma il problema era quello di sostituirli con altri, a danno di chi si era vaccinato e si trovava a fare un orario di lavoro in più a causa della carenza del personale. Mi metto nei panni di un infermiere che magari per 30 anni è stato nel sindacato della sua categoria e poi si vede sbattere la porta in faccia quando chiede un aiuto perché lasciato a casa senza stipendio e senza assegno alimentare. Noi, all’inizio di ContiamoCi!, abbiamo sentito l’esigenza di sostituirci alla politica, ai sindacati, agli ordini professionali. A febbraio 2022 abbiamo costituito il sindacato Di.Co.Sì ContiamoCi! che sta andando molto bene; abbiamo già avuto dei seggi nelle RSU in provincia di Verona e stiamo ricevendo lavoratori di tutte le categorie. Tutti insieme possiamo cambiare le cose nel mondo del lavoro portando qui i valori di ContiamoCi!.

Baldini: con la guerra in Ucraina, i medici sospesi saranno sostituiti dai medici ucraini… la stampa nazionale dice che in Lombardia mancano centinaia o migliaia di sanitari che verranno sostituiti con sanitari del Sud America… insomma, sembra che il Governo abbia la soluzione pronta… forse il problema non è il virus, ma il Governo

Giacomini: condivido. Nel momento in cui si pensa che la sanità sia solamente sostituire una pedina con un’altra, non si è capito nulla della sanità e di cosa voglia dire avere un rapporto medico–paziente. Io non discuto la professionalità di questi sanitari che vengono da altre parti del mondo, ma è chiaro che si dovrà affrontare il problema della lingua e che ci vorrà un tempo di adattamento per quanto riguarda le metodologie di lavoro e l’interazione con i pazienti. A meno che non trasformiamo il paziente in una macchina che deve solo essere aggiustata (malattia – protocollo – soluzione del problema) indipendentemente da chi si è ammalato e che sintomatologia manifesti. C’è bisogno di una ridiscussione completa dei ruoli del rapporto medico-paziente e di che tipo di sanità vogliamo creare per il futuro, e quindi è più un problema governativo che di virus. Il coronavirus non si estinguerà; teoricamente dovrebbe diventare endemico e convivere con noi e noi vivere con lui, com’è per le influenze. Le terapie ci sono, si sono sviluppate nel tempo, ci sono anche dei farmaci antivirali che ora possono essere prescritti anche dai medici di medicina generale e acquistati in farmacia quando si ha un paziente con una patologia significativa. Ci sono tanti colleghi che hanno lavorato con le terapie domiciliare in questi mesi. Vi sono diversi protocolli e molte persone ne hanno tratto beneficio senza dover andare in ospedale. Il problema è stato quello di non avere una diffusione così capillare di queste terapie, in questo modo tante persone hanno aspettato una desaturazione importante, una progressione significativa della patologia prima di andare in ospedale, e questo ha messo a rischio la salute. Più del 95% dei decessi si è avuto in soggetti con più di 70 anni e con pluripatologie  in cui la malattia Covid andava ad incrinare già un equilibrio instabile. Prima si diceva che si moriva di Covid, ora si dice che si muore di altre patologie in un paziente che ha il Covid. Adesso che sono vaccinati si riconosce che il problema è dovuto ad altre patologie, mentre prima si diceva che era solamente dovuto al Covid. Anche questo andrà rivisto e ridiscusso una volta che avremo tutti i dati, cercando di vedere quegli errori che hanno portato a scelte di politica sanitaria che sono costate tanto alla collettività e anche tante vite.

Baldini: sembra che i medici di base che hanno attuato le terapie domiciliari stiano ricevendo gli avvisi di garanzia… è penale…

Giacomini: mi giungono segnalazioni di questo tipo, quali siano i meccanismi non ho le certezze. Comunque mi sono giunti dei fogli di indagini a carico di medici di base, di specialisti, e questo è un dato di fatto inoppugnabile; dietro ci possiamo vedere una strategia. Io, per esperienza personale, posso dire che sicuramente ci sono forti pressioni politiche perché si vada in una direzione piuttosto che in un’altra. Il dissenso che proviene dalla classe medica deve essere messo a tacere, perché solo in questo modo si può far passare un messaggio di tranquillità e di accettazione da parte della popolazione di tutto quello che è stato deciso. Ciò che stiamo vedendo è che anche le tre dosi vaccinali non sono sufficienti per creare una copertura assoluta dall’infezione. E lo vediamo in tutta la popolazione; stanno proponendo per gli over 70/80 la quarta dose. Vediamo se la proporranno alla popolazione generale. Secondo me, hanno proprio sbagliato anche dal punto di vista mediatico: si era partiti con l’obbligo per i sanitari, dicendo che il paziente va in ospedale e vuole avere la certezza di essere in un luogo in cui la sua salute viene garantita; quindi, il sanitario viene obbligato a vaccinarsi per garantire la salute del paziente, circostanziando tutto ad un ambiente specifico. Con l’obbligo vaccinale agli over 50, viene detto che non è più legato ad una professione o ad un ambiente, ma ad una certa classe in qualunque ambiente viva o lavori. È una decisione assolutamente priva di senso e un po’ si è svelato l’inganno con questo discorso. Infatti, è durato poco perché, è vero che c’è una multa, ma fondamentalmente l’obbligo per gli over 50 è decaduto; non c’è più il discorso del green pass rafforzato negli ambienti di lavoro. Questo perché circa 2 milioni di persone non hanno adempiuto all’obbligo… questa è la forza dei numeri!
Non dimentichiamo gli insegnanti: noi abbiamo tanti insegnanti in associazione che oggi vengono reimmessi al lavoro facendo mansioni che non sono le proprie. Nella disperazione dicono “meglio poco che niente”, nel senso che anche noi sanitari avevamo la possibilità del demansionamento ma non lo hanno mai applicato e sono andati dritti alla sospensione. C’è gente che è sospesa da 7-8-9 mesi e non sono pochi senza lo stipendio! Ci sono state alcune vittorie, anche per il riconoscimento delle spese alimentari, per insegnanti e forze armate, mentre per i sanitari ancora non c’è. Stiamo facendo una lotta anche per questo. A mio modesto parere, non c’è motivo per demansionare un insegnante. Ci sono stati anche studi che hanno dimostrato che edifici scolastici correttamente aerati riducono enormemente la possibilità di diffusione di contagio indipendentemente dalla vaccinazione. Ma in tutti quei mesi, non mi sembra che nella scuola siano stati fatti investimenti sulle infrastrutture, a parte i famosissimi banchi a rotelle. Hanno progettato le Primule, Hub vaccinali tondeggianti da inserire nelle città. Centinaia di milioni di euro stanziati per queste cose inutili. Fortunatamente si sono bloccati e hanno pensato di utilizzare i palazzetti, i centri fiere e ambienti già esistenti, ma di investimenti sbagliati ce ne sono stati molteplici. Investimenti utili non ne sono stati fatti e allora la colpa è del lavoratore quando invece è il sistema che è imploso e ha dimostrato tutte le sue lacune e gli sperperi.

Baldini: torniamo all’associazione e al sindacato, due entità separate che lavorano insieme. Come siete strutturati? Come ci si può unire, partecipare?

Giacomini: innanzi tutto, per iscriversi abbiamo due siti, www.contiamoci.eu e il sindacato www.dicosicontiamoci.it.  

L’iscrizione non è gratuita. Viene richiesta una quota di 50 euro annuali. Grazie alle iscrizioni, a fine gennaio abbiamo dato un sostegno di 1000 euro a 170 famiglie in difficoltà. Avremo altre spese legate alla difesa legale dei tanti cittadini che hanno subito le conseguenze di queste politiche scellerate. Abbiamo iniziato a lavorare per l’apertura di alcune sedi, perché c’è bisogno di ritornare a fare comunità: dobbiamo permettere alle persone di re-incontrarsi; la sede deve essere un luogo aperto di incontro anche con chi non la pensa come noi perché è giusto confrontarsi in maniera civile e arricchirci vicendevolmente… e convincere magari qualcuno che le nostre posizioni non sono così fuori dal mondo.
Siamo strutturati con i responsabili regionali, stiamo avendo anche i responsabili provinciali, sta iniziando ad essere una macchina importante con una segreteria di 30/40 persone, abbiamo un ufficio legale, un gruppo scientifico. Sono tutti volontari. Io sono qua anche 18 ore al giorno, ma ci sono altri come me che dedicano moltissimo tempo all’associazione e che credono in questa battaglia. Una battaglia che stiamo facendo per tutti, anche per chi in questo momento non la condivide, ma che tra qualche mese potrà avere il problema della mancanza di lavoro, indipendentemente dallo stato vaccinale.
Il nostro sogno è anche quello di aprire degli ambulatori con il nostro spirito, con il nostro modo di fare, con una medicina che sia più vicina alla persona, che la segua nel tempo, che la ascolti. Non siamo qui per dire che faremo cure alternative o cose particolari: io continuerei a fare le stesse cose che faccio in ospedale, ma vorrei dedicare più tempo e più attenzione alla persona. Perché, ormai, certe strutture sono diventate una macchina che trita tutto, sia chi ci lavora che chi arriva da malato. Io sono convinto che negli ambienti sanitari ci siano ottimi professionisti, ma è il sistema che non li mette nelle condizioni di lavorare al meglio per sé stessi, per la propria professionalità e per i servizi che possono dare ai cittadini. Grazie alla collaborazione di molti colleghi, stiamo mettendo in discussione le politiche ordiniste, utilizzando gli strumenti democratici che sono propri dei regolamenti ordinistici; noi abbiamo la possibilità di ricordare agli ordini che sono organi sussidiari dello Stato e non bisogna fare necessariamente tutto ciò che dice lo Stato, perché nel momento in cui si dimostra che la medicina sta diventando solo “protocolli” e che il ruolo del medico è poco più di quello di uno scribacchino, voi che siete numi tutelari della professione del codice deontologico state avallando queste cose senza opporvi. E questo a prescindere dal discorso vaccinale. Noi crediamo che ci sia la necessità di una medicina che torni ad essere protagonista insieme al paziente.

Baldini: è anche un momento storico in cui non si può stare ad osservare, bisogna fare la propria parte; l’individualismo va messo via, associarsi, perché formare dei gruppi sempre più numerosi porta dei benefici.

Giacomini: Bisogna avere un’idea chiara di cosa si vuole andare a costruire, vogliamo anche dare delle proposte, non basta dire no. Bisogna individuare, riflettere, pensare e ripensare tutta una serie di cose in diversi ambiti, dall’economia alla scuola, alla salute, alla comunicazione, al sindacato e vedere in che modo farlo. Il primo passo è salvare il salvabile e rimetterci in gioco tutti. Punto primo: tutti noi abbiamo sbagliato qualcosa. Punto secondo: chi sei oggi e cosa vuoi fare domani. Su queste basi, possiamo unirci veramente in tanti.

Claudia Baldini

Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice